domenica 4 febbraio 2007

Quanti cammelli?


Quanti di voi hanno già fatto la loro proposta di matrimonio e quante di voi l’hanno già ricevuta?
E soprattutto quali sono state le vostre emozioni: gioia, felicità, ansia, paura?
E quali le vostre aspettative: vivremo felici e contenti per sempre, sarà dura rinunciare ai propri spazi, non vedo l’ora di provare il vestito da sposa, mi rendo davvero conto di cosa mi aspetta?
Ed il vostro ideale in quel momento era: due cuori ed una capanna o con un palazzo, una tata, una cuoca si vive meglio?
Insomma cosa vi è passato per la testa in quei momenti immediatamente prima (per l’uomo che ha premeditato cosa stia per fare) e dopo (per la donna che viene, diciamo così, presa dalla botta)?

Immagino che, qualunque cosa abbiate pensato, mai vi sarete trovati con una domanda per noi decisamente poco comune: quanti cammelli valgo?
Ero in Marocco per festeggiare il mio trentesimo compleanno quando in un solo giorno ho ricevuto ben tre proposte di matrimonio.
E tutte direi decisamente considerabili affari convenienti!
Ma non sono una donna d’affari!
E’ chiaro che i miei tratti somatici sono decisamente apprezzabili dalle popolazioni del bacino del Mediterraneo, diciamo così, dunque è facile che girando per i bazar delle Medine sia stata notata da artigiani e business men del luogo.
La prima proposta è arrivata mentre ero attenta ed indaffarata a scegliere un tappeto: stavo là affascinata dalle sfilate che queste donne facevano davanti ai miei occhi mostrando i prodotti da loro realizzati, quando mi si siede accanto il proprietario del laboratorio, orientativamente una decina di anni più grande di me, e comincia a parlare, parlare, parlare, parlare di tutto di più fino a quando non mi spiazza con una frase composta da tre parole. Mi piacerebbe sposarti!
E subito dopo aggiunge: “Donna straniera, italiana, giovane, bella e che parla l’inglese vale tanti cammelli”!
Rimango sconcertata! Non solo per la sorpresa e la repentinità della richiesta, quanto soprattutto dal sentirmi dire la mia valutazione in cammelli.
Mi disegno un sorriso arcaico, come quelli dei Kouros greci, sul volto, recupero la mia borsa, firmo il mio acquisto (certo non rinunciavo al tappeto!) e con molto garbo me la do a gambe!
Nel pomeriggio mi sposto in un’altra zona del bazar dove c’è una fabbrica di ceramiche e là mi si propone il figlio del proprietario.
Ragazzetto carino, molto gentile, dallo sguardo decisamente magnetico come quelli di tutti gli arabi in genere, timido ma decisamente diretto.
Tra una mia domanda ed un’altra di sapere il prezzo di questo e quell’altro oggetto, repentina e veloce, mista a tante altre che mi aveva posto e che rientravano in una normale dinamica di formale conversazione, arriva la sua domanda: “Il tuo fidanzato?” Ed immediata la mia risata di disarmante rassegnazione e lo sguardo indagatorio di chi si è fatto da solo la stessa domanda mille volte: “Infatti, il mio fidanzato?”.
Il ragazzo percepisce l’assenza di tale genere in questa fase della mia vita ed essendo più free rispetto al proprietario della precedente fabbrica di tappeti con moderna affabilità mi chiede se voglio bere un drink con lui la sera perché…ecco…lui…vorrebbe sposarmi!!!
Gli sorrido in modo disarmante esattamente come pochi attimi prima per ragioni
diverse e gli dico che anche se la sua terra è bellissima non lascerei mai l’Italia. Capito il mio implicito rifiuto ed imbarazzo mi lascia la sua mail perché “almeno possiamo restare in contatto?”.
Vi giuro, è stata una delle poche volte in cui un uomo mi ha fatto tenerezza!
Tutt’oggi siamo in contatto e ricevere le sue mail è per me sempre una piacevole sorpresa!
La terza arriva la mattina successiva e, credetemi a questa avrei detto si, si, si, si, si., si!!!!
Ero in fila per il check-in. Davanti a me un gruppo di personaggi piuttosto alti (beati loro!) mi impediva di vedere se al di là del desk c’era uno steward o una hostess. Ultimato il loro check-in l’arcano è svelato: era un favoloso steward i cui occhi, credetemi sono difficilmente dimenticabili.
Mi incarto nel dargli i documenti, gli rispondo confusa ad ogni domanda, scateno in lui tutta l’ilarità possibile per quanto impacciata sono ed evidentemente lo intenerisco.
Il mio check-in dura un’eternità durante la quale lui mi chiede se sono in viaggio si nozze.
Ovviamente no. Se sono qua con il mio fidanzato. Ovviamente no. Se il mio fidanzato mi aspetta all’aeroporto di Roma. Ovviamente no.
Sorride e mi dice che per me sarebbe disposto a “pagare” in cammelli più del numero regolare.
Stavolta non mi sbigottisco. Rimango impietrita e quasi quasi ci penso su!
Mi scrive un biglietto con il suo recapito e con uno sgrammaticato: Marry me!
Ritorno da quel viaggio con una grande certezza: in un’ora Dio lavora!
Tutto ciò che non capita in un’intera vita talvolta più capitare in un attimo solo!
Certo è pur vero però che io di tre non ne ho potuta fare una buona!

Ma vabbè, questa è tutta un’altra storia!
 
posted by La G. di Gatta at 11:49, |

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